Una carrozzina non toglie la dignità

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Oggi voglio condividere con voi alcune delle bizzare situazioni che mi sono capitate. Io ne sono rimasta allibita; non perché mi sentissi in difetto o messa da parte a causa della mia malattia, ma per via dello stupore nel vedere quanto una carrozzina potesse fare la differenza agli occhi altrui.
Un giorno sono andata in una nuova piscina, per parlare con una persona e capire se questa piscina potesse offrirmi orari migliori di quella in cui attualmente nuoto. L’istruttore con cui avrei dovuto parlare mi aspettava all’ingresso, e quando sono arrivata accompagnata da mio padre mi ha salutato con un “ciao Giorgia”. Da quel momento la nostra conversazione si è conclusa, in quanto lui ha passato tutto il tempo a chiedere informazioni a mio padre sui miei orari liberi, nonostante io cercavo ripetutamente di intervenire dato che mio padre non sa a memoria tutti i miei impegni. Ma lui si ostinava a voler parlare con papà; per cui dopo 5 minuti ho lasciato perdere e mi sono messa a ridere con i bambini che stavano nuotando. Io mi chiedo: è tanto difficile abbassare lo sguardo e parlare con una persona in sedia a rotelle come si parla con una persona in piedi?
Un’altra situazione veramente strana capita quando vai in qualsiasi posto pubblico, che sia un ospedale, una cassa del cinema o un banco postale. Tu arrivi e loro ovviamente non riescono a vederti avendo quel bancone lassù in alto. Ad esempio: quando sono dovuta andare alla posta per chiarire delle cose sul BonusCultura 18enni l’impiegata ha chiesto a mio fratello “di cosa ha bisogno?”, e mio fratello ha indicato me ed ha esposto quali problemi c’erano riguardo l’attivazione del codice. L’adetta ha proseguito raccogliendo dei dati quali il mio numero di telefono, indirizzo, ecc… Ma continuava a rivolgersi a mio fratello nonostante io ogni volta gli dovessi dettare la risposta che lui a sua volta doveva ripetere all’impiegata. Ad un certo punto ho rinunciato, e fra me e me mi sono chiesta “signora, ma se dialoghiamo direttamente noi due senza un intermediario non impieghiamo meno tempo?”.
Ma la cosa che non smette mai di sbalordirmi è quando ti trovi a fare una visita medica. Il dottore ti visita, fa tutti i suoi test, scrive la relazione al computer, e poi appoggia i gomiti sulla scrivania incrociando le mani e infine ti guarda sospirando. Dopo qualche istante di profonda meditazione si rivolge ai tuoi accompagnatori ed inizia il racconto come se tu non fossi lo spettatore d’onore. Ora io ringrazio vivamente i miei genitori di non avermi mai lasciata da sola in uno studio medico durante una visita, perché altrimenti mi avrebbero già ricoverato in un istituto psichiatrico per le volte in cui mi sarei messa a ridere senza rivolgere una parola al dottore. È troppo divertente quando fanno quel sospiro come per dire “eh, sei spacciata” e rivolgono uno sguardo malinconico ai tuoi genitori. Illustri dottori, non avete ancora capito che la persona a cui dovete rivolgervi è quella che visitate?
Una sedia a rotelle, come qualsiasi altro tipo disabilità, non riduce o toglie la dignità di una persona. Purtroppo la società attuale non si è ancora evoluta verso una piena inclusione delle persone disabili, perché noi non solo quotidianamente incontriamo barriere architettoniche che ci limitano fisicamente, ma troppo frequenti sono le barriere culturali che ci colpiscono e feriscono personalmente.

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3 commenti su “Una carrozzina non toglie la dignità”

  1. Mi ha colpito questo tuo pensiero perché effettivamente corrisponde a realtà ma non è facile accorgersene. A me capita qualcosa di simile quando incontro delle persone con i loro bambini. Mentre ci si saluta o si parla di argomenti futili e passeggeri dopo poco io mi distraggo e mi concentro su quello che più mi piace. Siccome in realtà ai discorsi troppo adulti è spesso tristi o ancor peggio alle chiacchere proprio sono allergico, allora concentro tutta la mia attenzione sul bambino, neonato o ragazzo che sia. Troppo spesso mi accorgo che messo in disparte si annoia e capisce che di lui proprio non si parlerà se non dei risultati scolastici o cose simili. Quando invece io dedico sguardo ed interesse, concentrandomi in lui si vede proprio come gli si illuminano gli occhi. Siccome poi la mia attenzione è sincera ed esclusiva perché veramente mi piace dialogare ed interagire più con i piccoli allora loro sono disposti a grandi aperture e la maggior parte delle volte la felicità che si ottiene da questi incontri è unica e reciproca.

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